Immanuel Ness e Dario Azzellini (a cura di) - Nostra la gestione, nostra la proprietà: controllo operaio dalla Comune ai giorni nostri
Recensione
Quest’opera è una raccolta di articoli che offrono una panoramica storica e globale delle lotte dei lavoratori per conquistare il controllo dei loro posti di lavoro, dell’economia e della governance (governo d’impresa).
Molto ben strutturato sia dal punto di vista cronologico che tematico, copre il periodo dal 19° secolo fino agli inizi del 21°; partendo da un quadro storico generale entra poi nel merito di analisi più specifiche su come la democrazia operaia sia stata attuata in casi particolari.
Il libro illustra la lotta per la democrazia economica, le sue varie possibilità e i limiti posti dal più ampio contesto delle lotte politiche interne sia nei paese capitalisti che in quelli socialisti.
Nella loro analisi gli autori partono dal punto di vista dei lavoratori comuni, da come cercano di influenzare il loro ambiente di lavoro e la vita di comunità. Vengono anche messi in evidenza i diversi interessi politici che hanno contrastato l'autogestione dei lavoratori.
I responsabili sono non solo i governi capitalisti e gli imprenditori ma, in molti casi, le leadership autoritarie di partiti politici socialisti o comunisti e dei sindacati. In questo contesto gli sforzi dei lavoratori spesso non hanno avuto successo o sono stati di breve durata.
La prima parte è una panoramica storica del movimento operaio rivoluzionario in Russia, Italia, Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna nella prima metà del ventesimo secolo, con un breve cenno al Cile degli anni ’70. Illustra l’economia politica nazionale e internazionale in ogni Stato e il rapporto con i dibattiti in corso riguardo alla migliore strategia per arrivare a un’economia comunitaria e socializzata. Le analisi di questi complicati processi, sintetizzate in diversi brevi articoli, sono interessanti perché non solo svelano i rapporti tra i diversi contendenti ma evidenziano anche le teorie che hanno ispirato le mobilitazioni.
Anche se può essere frustrante la vastità degli argomenti trattati e la mancanza di riferimenti a realtà vissute nel processo democratico, questa parte presenta un’indispensabile panoramica delle politiche economiche all’origine delle lotte e serve come base per la comprensione dei casi più specifici analizzati nel restodel libro.
La II parte esamina i movimenti anteriori con riferimento all’aumento del controllo operaio in Germania, Russia, Italia e Spagna. Gli autori esaminano la struttura organizzativa dei posti di lavoro democratici e le lotte di potere tra queste nuove forme di organizzazione e quelle pre-esistenti come i sindacati e i partiti socialisti, comunisti o socialdemocratici. Questi capitoli rendono il contenuto della I parte più comprensibile anche se non sono sufficientemente esaustivi.
Basandosi su due studi specifici, Yugoslavia e Polonia, nella III parte gli autori descrivono le lotte per il controllo operaio in un regime di socialismo di stato, mostrando i meccanismi con i quali lo stato manteneva il controllo nel posto di lavoro, negando i tentativi di autogestione dei lavoratori non solo del loro posto di lavoro ma anche dell’economia.
La IV parte esamina le lotte dei lavoratori per prendere il controllo a Giava subito dopo l’indipendenza dell’indonesia (1945-46), in Algeria negli anni ’60, in Argentina e Portogallo negli anni ’70. In tutti questi casi, c’è una breve descrizione del contesto storico del colonialismo o del governo militare, una spiegazione dei fattori che hanno portato ai tentativi di autogestione e un resoconto dei conflitti politici che ne hanno determinato la scomparsa. Si può avere un’idea generale di queste nascenti strutture democratiche, la minaccia che hanno rappresentato sia per i poteri di destra che per quelli di sinistra, e i meccanismi utilizzati da questi poteri per reprimere la minaccia.
Nella V parte si torna all’Europa e agli Stati Uniti con un’analisi delle lotte dei lavoratori in Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia e Canada. Alan Tuckman affronta gli sforzi dei lavoratori britannici a partire dagli anni ’70, e attraverso il Thacherismo negli anni ’80. Meno conosciute sono le lotte negli Stati Uniti. Immanuel Ness ne fa un riassunto conciso dalle mobilitazioni dei lavoratori negli anni ’30 al loro declino malgrado continui sforzi dagli anni '40 fino agli anni '90 concludendo con lo sciopero selvaggio del 2008 alla Republic factory di Chicago.
Patrick Cuninghame racconta il movimento italiano dell'Autonomia operaia negli anni ’70 descrivendo il rapporto dei lavoratori di questo movimento con i delegati, i sindacati, le avanguardie di fabbrica e i loro tentativi di azione diretta, sfociati in repressione e sconfitta.
Elaine Bernard racconta la storia dell’occupazione dei lavoratori della compagnia telefonica nella British Columbia nei primi anni ’80. Questo caso è molto interessante perché i lavoratori hanno abbandonato lo sciopero tradizionale come arma contro l’impresa e hanno invece deciso di assumere la gestione del luogo di produzione fornendo agli utenti il servizio telefonico "186 Socialismo e Democrazia". Questo racconto dettagliato del movimento e contromovimento illustra bene la capacità dei lavoratori di gestire il posto di lavoro con molto successo, anche se solo per un breve periodo.
L’ultima sezione descrive le lotte dagli anni ’90 ai giorni nostri. Aru Kumar Sen analizza due mobilitazioni nel West Bengala, affrontando le possibilità e i limiti della democrazia operaia nel contesto di uno stato indiano governato dai comunisti che funzioni all'interno del sistema capitalista nazionale.
Marina Kabat, nella sua analisi sull’Argentina, mette in evidenza il ruolo delle cooperative nel sostenere un'economia capitalista, sottolineando che il governo preferisce l'approccio dell’acquisizione dei lavoratori (bye outs) – per cui i lavoratori si assumono i debiti dell’impresa – a quello della nazionalizzazione.
L’articolo di Dario Azzellini affronta le lotte per il controllo operaio in Venezuela, descrivendo gli sforzi del governo per incoraggiare la proprietà e l’autogestione dei lavoratori e analizzandone i risultati.
Infine, Mauricio Sardade Faria e Henrique T. Novaes affrontano le esperienze delle fabbriche recuperate in Brasile, riconoscendo il ruolo chiave svolto dai sindacati nel realizzare l’autogestione.
Un argomento centrale nella VI parte è la differenza tra due modelli, l'impresa cooperativa contro l'azienda nazionalizzata gestita dai lavoratori.
Mentre gli autori tendono a vedere le cooperative come manovrabili a sostegno del sistema capitalista, la democratizzazione delle imprese nazionalizzate si dimostra difficile da realizzare.
In tutto il libro gli autori si cimentano con due tipi di battaglie: la prima contro la logica del capitalismo e l’altra contro la logica dello Stato burocratico e autoritario.
Mentre gli autori incoraggiano i lettori a riconoscere il potenziale dell’autogestione, quello che rimane è un generale senso di sconfitta perché i lavoratori non sono comunque riusciti a liberarsi né dal capitalismo né dalla burocrazia.
Mancano riferimenti a molte micro-analisi dei rapporti sociali di produzione come quelle che analizzano Mondragon, Beedi coops in India, Cruz Azul e Pascual in Messico e altre.
Il presupposto di fondo è che l'economia di mercato equivale al capitalismo, che vi è una sola interpretazione di uguaglianza ed equità (parità di retribuzione per tutti i tipi di lavoro), e che l'unico modo per superare l'alienazione è di porre fine alla divisione del lavoro.
Molti di coloro che studiano da vicino le forme alternative di organizzazione del lavoro mettono in dubbio queste prese di posizione, ma queste sfide non sono affrontate a fondo in questi articoli, a parte alcuni brevi commenti nell’ultima sezione.
Tuttavia, questo è un testo prezioso per gli studenti universitari e i laureati che intendono approfondire questi temi, così come per gli attivistio i professionisti.
Gli studi offrono un’ottima opportunità di ampliare la discussione sui paradossi che si presentano al desiderio di esercitare il controllo operaio, le potenzialità e i limiti delle cooperative rispetto alle imprese nazionalizzate e lo scontro tra le tendenze burocratiche e oligarchiche dei sindacati e la ricerca dei lavoratori per realizzare la democrazia partecipativa. Questa raccolta offre anche un ottimo compendio degli sforzi dei lavoratori in tutto il mondo per ottenere il controllo sul loro posto di lavoro, sull’economia e la società.
© 2012 Sarah Hernandez
Division of Social Sciences - New College of Florida
shernandez@ncf.edu